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L’agricoltura biologica conviene!

È difficile avere dubbi, se ancora ve ne fossero: la quantità di studi scientifici che dimostrano che l’agricoltura biologica è chiaramente preferibile – dal punto di vista della salvaguardia della salute dell’ambiente tutto, di quella dei consumatori e degli agricoltori e degli animali – è enorme. Del resto la decisione europea di convertire al biologico entro il 2030 almeno il 25% delle superfici coltivabili (in Germania però vogliono fare di meglio e arrivare al 30%) definisce un chiaro orientamento che accoglie le evidenze accumulatesi negli ultimi trent’anni. Ma dal punto di vista economico, l’agricoltura biologica è preferibile a quella convenzionale?

Prova a rispondere a questo quesito un articolo apparso recentemente su Euractiv – la rete di media europea che nel 2019, secondo un sondaggio condotto da Politico, si è classificata al secondo posto nell’elenco dei primi 20 media più influenti tra i membri del Parlamento europeo. Scritto da Julia Dahm, l’articolo si basa su uno studio molto esaustivo commissionato dal Ministero dell’agricoltura tedesco a un gruppo di ricercatori dell’Università di Monaco. Analizzando per un periodo di 10 anni i dati provenienti da 40 aziende che praticano l’agricoltura convenzionale a confronto di 40 che invece operano seguendo i dettami di quella biologica, il gruppo di ricerca guidato dal professor Kurt-Jürgen Hülsbergen ha di recente presentato i macrodati emersi.

Il primo argomento a favore del biologico riguarda i costi ambientali, evidenziando un primo dato appariscente: se l’obiettivo di Farm To Fork del 25% venisse raggiunto, si potrebbero risparmiare fino a 4 miliardi di euro di costi ambientali e climatici causati dalle emissioni di azoto e di gas serra. Per comprendere cosa si intende per costi ambientali, scegliamo la definizione dell’ARPA (agenzia regionale per la protezione ambientale) che recita così:

COSTI AMBIENTALI: rappresentano la somma dei costi delle misure adottate da un ente o da un’azienda (o da terzi per suo conto) per prevenire, ridurre e/o riparare i danni causati all’ambiente dalle proprie attività operative e di quelli sostenuti per la conservazione delle risorse rinnovabili e non rinnovabili. Il termine viene anche comunemente utilizzato per indicare la riduzione del livello di benessere collettivo dovuto all’impatto di un progetto sull’ambiente.

L’agricoltura biologica consuma infatti molto meno azoto: circa 20 kg per ettaro a confronto con la media di 80-100 kg per ettaro di quella convenzionale. La notevole differenza è principalmente dovuta al fatto che nel biologico non si fa uso dei fertilizzanti azotati, sostituti dal compost o dal letame animale. Non usare fertilizzanti di sintesi significa poi anche diminuire significativamente il dispendio energetico necessario alla loro produzione. Viene così raggiunto un duplice obiettivo: avere terreni più sani consente anche un risparmio economico. Provando a definire quale sia la differenza del maggior costo complessivo dell’agricoltura convenzionale per il sistema, attraverso una serie di calcoli, il gruppo di Hülsbergen è arrivato a ottenere un valore: un ettaro coltivato con il metodo convenzionale costa alla collettività 800 euro più di un ettaro coltivato con metodo biologico.

Restando sul fronte della macroeconomia emerge poi un altro dato molto interessante: l’agricoltura biologica è molto più resiliente all’inflazione. Quello che è successo di recente con le conseguenze del Covid prima e della guerra in Ucraina poi lo ha potuto mostrare con chiarezza: mentre i prezzi del prodotto convenzionale hanno subito una forte inflazione, quelli del prodotto biologico hanno sopportato molto meglio gli stress evidenziando una minore tendenza al rialzo. Si è portato a esempio il costo del burro in Germania: il burro convenzionale è aumentato del 59%, quello biologico del 29%. Il motivo è semplice: l’agricoltura biologica dipende in misura minore dal costo dell’energia e dal costo dei fertilizzanti, salito alle stelle con l’interruzione delle forniture dalla Russia e dalla Bielorussia.

Va detto anche che, almeno nel primo periodo di conversione dal convenzionale al biologico, la resa per ettaro dei terreni dove si pratica l’agricoltura biologica è minore. “L’agricoltura biologica offre molti vantaggi: dalla stabilità dei prezzi alla riduzione dell’immissione di nutrienti e principi attivi nell’ambiente. Ma lo studio mostra chiaramente che l’agricoltura biologica richiede quasi il doppio di terra per unità di grano rispetto all’agricoltura convenzionale“, ha spiegato Peter Breunig, professore all’Università di Scienze Applicate di Weihenstephan-Triesdorf.
Il consumo di suolo diventa così un tema, soprattutto considerando quanto in Europa le superfici destinate all’agricoltura siano già insufficienti. Anche Hülsbergen ammette che esiste “un divario di resa rispetto all’agricoltura convenzionale”. Tuttavia ha sottolineato poi che questo non deve necessariamente portare al pessimismo ma indica semmai la direzione verso la quale orientare i nostri sforzi futuri, adottando misure che aiutino l’agricoltura biologica a recuperare il ritardo.