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Il Greenwashing di Coldiretti

È da poco apparso su MicroMega, l’importante rivista d’approfondimento culturale e politico fondata e diretta da Paolo Flores D’Arcais, un articolo firmato dall’antropologo Franco La Cecla che è il resoconto di una sua “giornata particolare” a Palermo, in occasione di una grande manifestazione tenuta da Coldiretti.

La presenza di La Cecla, che insegna a Milano, era motivata dalla sua partecipazione, come ospite e invitato, a un dibattito sul tema della carne sintetica, alla presenza del Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida e del Sindaco di Palermo Lagalla.

Il racconto – che dovrebbe essere il semplice reportage di un dibattito tra esperti dove è naturale e ovvio che si confrontino tesi anche differenti – prende però una piega sinistra quando si esaurisce l’intervento di La Cecla, che viene letteralmente cacciato dalla manifestazione dal segretario di Coldiretti per aver sottolineato che non si può prescindere dal ragionare sull’enorme impatto che gli allevamenti hanno sul cambiamento climatico.

Quando intervengo cerco di sottolineare il fatto che la Coldiretti può, con la sua taglia e la sua influenza, fare davvero la differenza nel contribuire a una svolta di eco-sostenibilità nel nostro paese. Osservo però anche che per essere credibili nel contestare la carne sintetica è importante che ci sia una conversione della industria zootecnica a dimensioni più gestibili, a un rapporto da piccola e media impresa che consenta una gestione meno da catena di montaggio e più da fattoria dove gli animali conducano una vita degna e dove il grande carico del bestiame non pesi sull’ambiente circostante.

Questi ragionamenti accompagnati da dati inoppugnabili e purtroppo tristemente famosi (il settore dell’allevamento produce da sé il 24% delle emissioni globali, più di quello dei trasporti) sono bastati a suscitare la reazione stizzita della segreteria di un’associazione che dovrebbe avere nel proprio dna la tutela dell’ambiente e che invece, a detta di La Cecla, “spaccia per mondo contadino il complesso agricolo industriale che è responsabile della devastazione delle nostre campagne, del bypassare le regole europee facendo entrare gli OGM con la scusa della sperimentazione, di soffocare il peso incredibile che in Italia ha il settore delle energie rinnovabili e delle produzioni bio. Un’ottica che privilegia un nuovo latifondismo industriale e che punisce i piccoli e medi coltivatori e allevatori.

La considerazioni finali di La Cecla sono tutte politiche: vi rimandiamo al testo integrale su Micromega per il racconto completo dei fatti e per la loro analisi. A noi resta però la grande preoccupazione per l’approccio di un’associazione che dice di schierarsi a favore della natura e del “naturale” (come testimonia l’immagine qui sopra, presa dalla petizione di Coldiretti contro il cibo sintetico), ma mette al bando chi – sulla base di questi stessi presupposti – parla chiaro sulla realtà dei fatti.

Leggi l’articolo completo su MicroMega