IL CONTESTO
La produzione biologica non consente l’uso di agrofarmaci, fertilizzanti o eventuali erbicidi di sintesi. Tuttavia, il loro utilizzo diffuso dalla maggior parte degli agricoltori crea un rischio onnipresente di contaminazione dell’intera filiera alimentare. I pesticidi viaggiano attraverso l’aria, le acque sotterranee e di scorrimento, vengono trasferiti attraverso la manipolazione nella catena alimentare o persistono per molto tempo nell’ambiente. La produzione alimentare, d’altra parte, è un sistema aperto.
Inoltre, gli enormi progressi in termini di indagini analitiche rendono la rilevazione di residui e contaminanti ancora più frequente che in passato.
Gli operatori biologici si trovano così ad affrontare una costante minaccia di contaminazione e limitazioni alla loro libertà di business: essi hanno la responsabilità di proteggere le proprie attività attraverso misure precauzionali che sono sotto il loro controllo, proporzionate e appropriate. Tuttavia, a causa dell’onnipresente inquinamento derivante da attività agricole non biologiche del passato o del presente, il rischio di contaminazione, decertificazione e blocco dei prodotti è perennemente presente.
Va inoltre riconosciuto che tutte le parti interessate sono consapevoli che i residui sono a volte inevitabili e le fonti e le cause non sempre possono essere determinate, anche con i migliori sforzi da parte di aziende biologiche, organismi di certificazione e autorità di controllo. Gli operatori biologici non hanno alcuna colpa per questo e la contaminazione inevitabile nella produzione bio non dovrebbe avere alcuna influenza sullo status biologico, perché non rappresenta un’automatica violazione della legge.