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Vendite biologico in Europa: il punto sulla situazione

Un interessante articolo di Roberto Pinton dal titolo Biologico, dopo il lockdown: tendenza al “raffreddamento”, pubblicato su “Terra e vita” il 4 luglio scorso, traccia le tendenze delle vendite del settore biologico nel 2021 e il quadro che ne emerge mostra che non ci si può sedere sugli allori. Se infatti è da più di un decennio che il settore ha dato prova della sua vitalità, conquistando quote di mercato ed entrando pian piano nelle abitudini alimentari degli europei, è comunque vero che – al pari di altri – non può non risentire delle circostanze esterne. La lunga cavalcata del biologico nell’ultimo decennio, va detto, è stata sorprendente. Lo ricorda Pinton, con dovizia di dati.Il settore biologico aveva attraversato indenne la crisi finanziaria esplosa nel 2007- 2008. Anzi, da allora l’incremento delle vendite aveva iniziato la cavalcata a doppia cifra, culminata in Italia con il +18,5% nel 2015 e il +19% nel 2016. Nemmeno il primo lockdown 2020 aveva intaccato la tendenza. Al contrario i tre effetti “stock”, “prevenzione e salute” e “resto a casa” hanno fatto segnare al bio un +19,6% il primo trimestre 2020 nella Gdo italiana, con picchi del +44,8% per i surgelati, del +32,4% per la carne e del +24,8% per l’ortofrutta.”

Tuttavia il quadro che si era composto e che lasciava sperare bene – supportato dalle recenti conquiste guidate dalle strategie europee e culminate in Italia con la recente approvazione della legge sul biologico -, si è appannato nel corso del 2021. Mentre alcune nazioni – segnatamente Spagna, Svizzera e Austria – sembrano aver tenuto bene, consolidando nel 2021 i risultati del 2020, ci sono mercati che invece mostrano una battuta d’arresto – come quello della Svezia – ed altri nei quali compare addirittura il segno meno, generando preoccupazioni importanti anche per le nostre esportazioni.
Gli scricchiolii della Svezia diventano crepe in Germania, maggior cliente degli esportatori italiani” scrive Pinton. “Dopo un 2020 in crescita record del 22,3 % (14,99 miliardi, il 6,4% della spesa alimentare, il 60% in Gdo e il 24,7% nel canale del retail specializzato, il più efficiente d’Europa) nel corso di un 2021 pur chiuso con un +5,8% a 15,9 miliardi, le vendite hanno cominciato a rallentare pesantemente, per entrare in fase negativa dall’estate”.
Non va meglio in  Francia, dove nel 2021 il dato complessivo si è assestato intorno al -1.4%, e dove però la contrazione sembra essere dovuta soprattutto a un calo generale dei consumi, visto che la quota percentuale relativa si è mantenuta invariata (dal 6,57% del 2020 al 6,63% del 2021).
È evidente che inflazione e ridotto potere di acquisto vanno collocate tra la cause principali. Ed è altrettanto evidente che bisogna correre presto ai ripari. Le soluzioni evidenziate da Pinton sono chiare: “Bisognerà presidiare attentamente il Piano d’azione nazionale, vigilare sull’integrità della proposta Ue di etichettatura di sostenibilità e metter mano a strategie: il 2030, entro il quale il 25% della Sau dovrà essere biologico, è alle porte.”

Per una analisi completa vi rimandiamo all’articolo di Roberto Pinton su Terra e vita.