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Vergognatevi. Mentre acquistate il vostro prezzemolo biologico, state (indirettamente) condannando alla fame qualcuno in Africa.

A leggere quanto dichiarato alla testata svizzera Neue Zürcher Zeitung da Erik Frywald, Ceo del colosso agrochimico svizzero Syngenta, che produce pesticidi e sementi geneticamente modificate, verrebbe da pensarla così, in estrema sintesi.

È un pensiero acrobatico quello che di Frywald ha affidato alla testata svizzera. Potremmo riassumerlo più o meno così: poiché l’agricoltura biologica “consuma” più terra, poiché ha rese inferiori, va da sé che la produzione agricola sarebbe minore se si avesse una piena conversione al biologico. Per tanto, il biologico condanna le popolazioni africane a morir di fame, causa minor disponibilità di prodotto agroalimentare.

Non solo: il biologico contribuisce – secondo il manager – al riscaldamento globale, aumentando la produzione di CO2. Il motivo sarebbe l’aratura dei campi.

Perdonate se viene da pensar male: da chi è a capo di un’azienda che produce fitofarmaci di sintesi ci si possono aspettare parole e pensieri “biased”, ma la stortura che sta dietro a questi ragionamenti è grossolana.

Kilian Baumann, presidente dell’associazione dei piccoli agricoltori svizzeri, li ha definiti grotteschi, evidenziando come semmai sia l’eccessivo consumo di carne dei Paesi ricchi a produrre perdite di terra coltivabile, visto che la superficie di terreno a foraggio destinato a sfamare gli animali da allevamento è sempre maggiore. E lo stesso ragionamento varrebbe per le superfici investite a biomasse per diesel e produzione di biogas…

Se il biologico produce meno per ettaro è soprattutto perché l’agricoltura intensiva, con l’uso massivo della chimica, ha distrutto la vita del terreno, la sua fertilità, la biodiversità naturale, la vitalità dell‘humus. Tutte garanzie di poter avere qualcosa di coltivabile anche domani.

Analoga reazione si è avuta in Italia, dove le legge sul biologico è appena stata votata a maggioranza dal Parlamento. Coldiretti, il Ministro Patuanelli, AssoBio, Federbio e altre associazioni di categoria hanno da parte loro stigmatizzato l’intervista, facendo notare che la possibile emergenza alle porte non è certo dovuta all’agricoltura biologica, che ha in sé un pensiero di pace (quantomeno con il pianeta), quanto per esempio alla guerra in Ucraina e alle sue ricadute (oltre alle varie altre emergenze del momento, a partire da quelle climatiche).

Le molte reazioni hanno spinto Syngenta a pubblicare, se non una smentita, un chiarimento: le frasi appartenevano a un contesto più ampio, vanno comprese nel discorso, estrapolate così non rispecchiamo il suo pensiero, bisogna integrare i diversi modelli… Conosciamo queste dichiarazioni ex post (e il rumore di unghie sul vetro che le accompagna): sono le stesse cui ci hanno abituato certi nostri politici nel ritrattare le loro paurose gaffes e sono dovute solo al timore di perdere fatturato.

C’è anche chi – di fronte a parole e pensieri a tal punto inaccettabili, oltre che distorsivi della realtà – ha fatto un invito semplice a tutti i produttori biologici: i prodotti di Syngenta, come quelli della linea Biocontrols ammessi per il Biologico (rameici, zolfo, bacillus vari, trichoderma etc.) vanno semplicemente boicottati.

Se seguiamo la logica della modificazione del DNA, della forzatura della natura anziché del favorirne gli eventi naturali, otteniamo quel cambiamento climatico assurdo che abbiamo oggi e che NON ci dà futuro.

Per sfamare milioni di persone che muoiono di fame non ha senso criticare i pochi comportamenti virtuosi e le pratiche naturali. Serve invece togliere le royalties sulle sementi, dichiarare illegali gli erbicidi cancerogeni, bandire gli agrofarmaci che sterminano le api e costringere finalmente le MULTINAZIONALI a modificare tutte le loro pratiche miopi, scorrette ed arroganti, rinunciando ad enormi profitti basati soprattutto sulla speculazione, ed investendo su un futuro davvero sostenibile.

Consigliamo infine su questo argomento la lettura di questo  articolo che chiarisce definitivamente  il tutto con i numeri e la Scienza: è di Paolo Pileri, ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)