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immagine delle cover del dossier di Legambiente H₂O – la chimica che inquina l’acqua

Lo stato (miserevole) delle nostre acque

In occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente, Legambiente ha lanciato un’iniziativa in difesa dello stato delle nostre acque con particolare attenzione alla presenza dei contaminanti chimici. Il nuovo dossier H₂O – la chimica che inquina l’acqua parla chiaro “In Italia, dal 2007 al 2017, sono state emesse in totale nei soli corpi idrici e solo dagli impianti industriali ben 5.622 tonnellate di sostanze chimiche riconducibili alle seguenti categorie: metalli pesanti (4.565 tonnellate pari all’81% del totale), altre sostanze organiche (853 tonnellate pari al 15% del totale), sostanze organiche clorurate (192,8 tonnellate pari al 3% del totale) e pesticidi H2O (11,5 tonnellate pari allo 0,2% del totale).”

Quel che ne risulta è quadro più che inquietante: circa il 60% dei fiumi e dei laghi italiani versa in cattivo stato e anche quelli che sono invece in migliori condizioni non godono di adeguate protezioni.

Lo studio articolato e completo di Legambiente si focalizza sui vari casi e racconta di ciò che stato omesso e di ciò che è stato invece tollerato. “Una delle maggiori criticità riguarda lo stato chimico delle acque: fiumi, laghi, acque marine costiere e falde sotterranee sono state per troppi decenni utilizzate come discariche dove smaltire – in maniera più o meno legale – i reflui delle lavorazioni industriali che si sono sviluppate sui nostri territori dall’inizio del secolo scorso. Ma all’inquinamento chimico dei corpi idrici contribuiscono anche l’agricoltura e la zootecnia… Basti pensare che secondo l’ultimo report del Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea, nel mondo ci sono oltre 131 milioni di sostanze chimiche registrate e solo 387.150 di queste sostanze sono in qualche modo regolate nei mercati internazionali. L’inquinamento chimico delle acque viene definito, sempre secondo il JRC, come uno dei principali problemi ambientali nel mondo.”

Una volta in più la richiesta è quella di una maggiore vigilanza e di un intervento preciso e aggiornato della autorità preposte affinché ciò che è stato compiuto nel passato – e che ha condotto allo stato attuale – non abbia a ripetersi. “Gli errori del passato non devono essere una scusa per non intervenire preventivamente su nuove questioni e problematiche che si aprono anche in virtù di uno sviluppo tecnologico che comporta inevitabilmente nuove sostanze, nuovi impatti ma soprattutto nuove sfide.”