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Copertina internazionale sul commercio equo e sollidale

Commercio equo e solidale: un modello in crisi?

Un articolo di Samanth Subramanian pubblicato sul “Guardian” e riproposto in traduzione italiana da “Internazionale” fa il punto sulla situazione di Fairtrade, l’organizzazione internazionale che sin dagli anni ’90 ha lottato per introdurre un nuovo modello che coinvolgesse agricoltori, produttori e clienti al fine di soppiantare le strutture di dominio e di sfruttamento che le multinazionali ereditavano dal sistema coloniale. La certificazione offerta da Fairtrade lavora sui concetti di responsabilità etica dei mercati, sulla necessità di sensibilizzare la clientela all’acquisto di prodotti equi e sulla giusta ricompensa offerta agli agricoltori in tutto il mondo. Ma alcune recenti scelte operate dalle multinazionali – orientate ad autocertificarsi – stanno mettendo in crisi un modello che già faticava ad affermarsi. D’altro canto la capacità stessa di Fairtrade di aggregare i produttori e di garantire equità, giusto prezzo e trasparenza è stata in più di un caso messa in discussione.

In un momento in cui la crescita della consapevolezza sui modelli di sviluppo sostenibile è resa ancor più urgente dall’emergenza climatica, quella che sembrava una risposta possibile, etica e necessaria – a tutela di produttori, aziende e consumatori – segna una tendenza inversa. E le autocertificazioni sulle quali vanno orientandosi alcuni grandi marchi – dalla inglese Sainsbury alla Nestlé a Starbucks – rischiano di essere assimilabili alle odiose pratiche del greenwashing, producendo nel miglior dei casi disorientamento nella clientela, che vede moltiplicarsi i “bollini” che dovrebbero attestare l’eticità della filiera.

Qui trovate (in lingua inglese) l’articolo del Guardian, tradotto nel numero 1326 di Internazionale, in edicola lo scorso settembre.

L’articolo è anche disponibile in versione podcast.