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A Marca 2022 il convegno Marca Fresh: il punto sulla situazione nella GDO

In occasione dell’appuntamento Marca 2022, la fiera dedicata alle private label alla Fiera di Bologna, si è tenuto un importante convegno che ci ha visto presenti, insieme ad AssoBio e ad alcuni rappresentanti delle più grandi realtà della GDO, e che ha voluto fare il punto sulla situazione del biologico in Italia, alla luce  dei risultati del primo Osservatorio Frutta e Verdura Bio e delle prospettive future, innescate dalla strategia Fork To Farm e dalla recente approvazione del ddl sul biologico.

In rappresentanza di Pizzi S.p.a. era presente Valentina Pizzi – nostra direttrice marketing – mentre tra gli altri invitati al convegno spiccavano le presenze di Massimo Silvestrini, responsabile Sviluppo Bio di Carrefour; Renata Pascarelli, direttrice Qualità di Coop Italia, Andrea Bertoldi, direttore affari generali di Brio Spa e Paolo Pari, direttore marketing di Canova Srl.

Per AssoBio era invece presente il presidente Roberto Zanoni, che ha commentato i risultati dell’Osservatorio di Nomisma, fortemente voluto da Assobio e dalle aziende. Nomisma si è occupata di raccogliere i dati del mercato delle principali aziende biologiche del settore e dopo averli aggregati, ha analizzato il mercato del BIO Italia (finalmente completo nelle sue dimensioni reali)

I dati esposti da Evita Gandini di Nomisma parlano chiaro e raccontano di una distonia: da un lato in Italia c’è la presenza ampia e consolidata di un pubblico di circa 30 milioni di consumatori disponibili a rivolgersi al biologico, abitualmente od occasionalmente, dall’altro però questa potenzialità rimane spesso inespressa. Le vendite infatti non crescono: il biologico nell’ortofrutta pesa solo il 4%, per un totale di 774 milioni di euro nel 2020. È un valore considerato ancora molto lontano dal potenziale, di fronte a una domanda in crescita che potrebbe anche – se opportunamente sfruttata e accolta – permettere di raggiungere livelli pari al 12-14%.

L’eccellenza italiana in termini di superfici coltivate e di qualità del prodotto alimenta più l’export che la domanda interna e non si rispecchia così nei consumi interni. Considerato anche che la quota più ampia di questi consumi, oltre la metà, passa attraverso la GDO, si è evidenziato come sia necessario che i retailer amplino sempre più l’offerta di ortofrutta nei punti vendita: più spazi e meglio qualificati, con più assortimento e una maggiore capacità di creare valore. Dall’altro lato si è discusso anche della necessità che – pur remunerando correttamente gli agricoltori – l’ortofrutta bio sia in grado di arrivare al consumatore con un giusto prezzo, senza sprechi durante il percorso nella filiera.

Nel corso del suo intervento Valentina Pizzi ha sottolineato la necessità di sburocratizzare il processo e le procedure legate alla certificazione del biologico: una decisa svolta verso la semplificazione è la condizione per evitare di scoraggiare i produttori. La sfida è produrre in maniera ancora più sostenibile, coinvolgendo più filiere e ricordando che solo il biologico preserva la biodiversità e le risorse e definisce un metodo. La responsabilità collettiva è quella di allargare la produzione biologica, dandole un mercato e rendendola sempre più sostenibile e sempre più accessibile, magari facendo anche in modo che si possa essere più indipendenti dal punto energetico – per esempio lavorando per la produzione ottimizzata con impianti Agrofotovoltaici 4.0 – e quindi potendo gestire meglio i costi.

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